mercoledì 4 marzo 2009

La nave


Brutalmente parlando, posso riassumere con una similitudine l’idea che mi sono fatto della situazione, integrando e confrontando ciò che ho letto con ciò che vedo e sento intorno a me.
Se i vari sistemi economico-sociali umani della storia fossero delle navi, il nostro attuale è come un moderno transatlantico, che, rispetto agli altri navigli, sia in assoluto il più grande, efficiente, veloce e confortevole (almeno per i passeggeri delle classi superiori) nel solcare il mare.
Ci siamo però accorti ora che, per qualche ragione, accidente, colpa di qualcuno o inevitabilità, l’acqua ha iniziato a filtrare da delle falle nelle stive: anzi, forse quelle falle ci sono state fin dall’inizio, ma non entrava acqua; anzi, forse l’acqua ha iniziato ad entrare molto tempo fa, ma nessuno l’aveva notato.
Le reazioni a bordo sono inizialmente minimizzare il problema: i comandanti tacciono, i clienti possono continuare a godersi la crociera. I marinai preposti vengono mandati con poca pubblicità nelle stive a controllare il problema, e non risolvono nulla: le loro manovre sono insufficienti, se non dannose, l’acqua è salita e si entra in quantità maggiore.
La nave accenna ben presto a perdere spinta e i comandanti, dopo il colloquio con i tecnici scelti, impotenti a turare le falle, pensano allora che sia meglio tenere i passeggeri ancora all’oscuro della cosa, e mantenere la velocità: motori vengono allora spinti al massimo, ma col solo risultato di bruciare prezioso carburante, visto che il rallentamento è costante.
L’acqua continua ad entrare nelle stive: tutti sulla nave avvertono una leggera pendenza della coperta, e notano per la prima volta che non sfreccia più, ma avanza piuttosto lentamente.
Le reazioni fra i passeggeri sono diverse: la maggior parte cerca, com’è d’altronde normale, di non rovinarsi la vacanza, e continua a danzare al ritmo le orchestrine; altri, più attenti, pensano ad una normale pausa momentanea, voluta o meno, e che fra poco si risolverà il problema e si tornerà a piena velocità; qualcuno dà la colpa agli straccioni delle classi inferiori, perché “avranno combinato qualcosa là sotto” (in effetti spesso salgono a scroccare il buffet nei piani più alti..). C’è chi, per buon senso o competenza, rileva come ci siano i tipici segnali di una falla.
I comandanti, interrogati da tutti (tranne gli ignari appassionati del ballo), smentiscono risolutamente che si stia imbarcando acqua, ammettono delle difficoltà, forse ai motori, che però si risolveranno da sole o con qualche piccolo intervento.
La realtà nelle stive è invece grave: nessun rimedio è stato trovato, e sempre più scompartimenti sono invasi. Gli stessi tecnici poi cominciano a riportare informazioni confuse ai comandanti, e iniziano ad applicare, un po’ affannati, tutte le misure che conoscono, senza alcun miglioramento.
La nave è ora visibilmente inclinata ed è quasi ferma: i passeggeri si radunano sotto la cabina dei comandanti, i quali non hanno soluzioni al problema, e hanno nel frattempo sprecato inutilmente gran parte della riserva di carburante, ma trovano comunque il sistema di rassicurare il pubblico. Con grande enfasi, in corteo, tutto (e solo) lo stato maggiore scende in visita ufficiale nelle stive, per constatare ciò che in realtà già sa, e una volta risalito, dopo plateali consultazioni nei propri quartieri, davanti al pubblico radunato, con aria ferma e sicura, esprime la massima fiducia nei marinai qualificati per il loro lavoro e invita tutti a tornare a fare come se nulla fosse e, se del caso, evitare i mobili che si rovesciano o altri contrattempi dell’inclinazione (si promette la messa a disposizione di cerotti e medicamenti per eventuali feriti).
Ma l’acqua continua a salire dentro la nave, e comincia ad entrare nelle cabine inferiori: i primi passeggeri di terza classe iniziano a precipitarsi verso le scale, e piombare ai piani di sopra. La nave si ferma, e con i motori bloccati anche la luce elettrica scarseggia e fatica a mantenere tutti i comfort dei piani superiori. Diversa gente della prima classe comincia a lamentarsi per lo scarso livello del servizio.
La nave, con una serie di scossoni, inizia velocemente a piegarsi, sempre più bassa.


Ecco, questo è ciò che stiamo vivendo. Data la complessità della struttura, e contraddittorie informazioni date da tecnici e politici, nessuno capisce precisamente l’entità delle falle, né con quale precisa successione l’acqua invaderà gli scompartimenti della nave e tantomeno come, e perfino se, colerà a picco. Forse potrebbe anche tirare avanti per un bel po’ o molto tempo, chissà.

I pochi punti certi sono che la nostra nave sta imbarcando acqua da delle falle che nessuno sa riparare, che non sarà più così rapida e in quanto a comfort e libertà offerta non sarà più così nettamente superiore alle altre imbarcazioni che un tempo, tronfi passeggeri di prima classe, potevamo guardare come residuati storici o bizzarrie.

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